Bagolino e i Signori di Lodron
Da un documento (n. 105 p. 224-225) contenuto nel “Codex Wangianus “risulta che nel secolo decimo terzo (1212) la terra di Bagolino, pur soggetta al principato di Trento, è ancora in assegnazione ad una importante Famiglia bresciana: i De Salis.
Successivamente. ufficialmente solo nel 1366, nella storia dei luoghi compare la potente casata dei Lodron, vassalli dei Principi-Vescovi di Trento che ben difendono i territori meridionali del principato, che reclama secolari diritti feudali sul paese.
I Signori di Lodron chi sono, come e quando sono entrati in possesso di Bagolino?
Gli antenati dei Lodroni andrebbero ricercati tra tredici uomini di Storo che l’Ausserer indica coma una sorta di nobili di campagna, appartenenti alla “nobilis macinata Sancti VirgiIi ossia alla nobile corte del Vescovo di Trento.
Questi uomini che sono vassalli dei principato, oltre ad avere terre proprie (allodio), hanno ricevuto in donazione dal vescovo Corrado di Trento, il 24 agosto 1189, il castello, la curia, organo medioevale con funzioni amministrative, e l’antico feudo di Lodrone (feudo peraltro già acquisito in precedenza dalla casa di Lodrone assieme alla casa di Storo); beni che poi andranno divisi tra loro come da documento conservato nel Codex Wangianus pp. 89-92.
Si segnala che capostipite formale della casata dei Lodroni è stato Paride detto Parisio (1217) mentre il ramo dei Lodroni che a noi interessa è quello di castel Romano originato da Albrigino.
Il ramo di Castel Romano, con atto dei 1366, contenuto nel Codice Clesiano Il pp. 45-45 bis, riceve dal vescovo A. di Ortenburg l’investitura, oltre che di parte della curia e del Castello di Lodrone di loro pertinenza, anche dei vassalli e delle decime di Bagolino.
Prima di questa data non è dato conoscere, come e quando Bagolino sia stata tolta alla famiglia bresciana dei De Salis e data alla casata dei Lodron. Probabilmente una capillare ricerca negli archivi potrebbe fornire una risposta in tal senso; comunque in attesa che si chiarisca l’enigma si da atto che intorno al 1350-1370 i Signori di Lodron sono la famiglia dominante.
Da quei momento la Casata dei Lodron si affaccia con prepotenza nelle vicende di Bagolino e si impone con la forza nella storia del principato di Trento tanto da divenire artefice della storia delle Giudicarie inferiori.
Con l’estinzione del ramo di Castel Romano e dopo alterne vicende, le decime di Bagolino, ed altre proprietà di Castel Romano, vengono riassunte con atto del 1424 (Codice Clesiano IV), da Antonio e Paride detto “il grande” del ramo di Castel Lodron. Giorgio, capostipite dei Conti di Lodron e Pietro, antenato dei Conti di Lodron di Castelnuovo di Vai Lagarina ramo ora estinto, che come il padre Paride furono valenti combattenti al servizio della Serenessima, ottennero nel 1452 dall’Imperatore Federico 111 d’Asburgo, il Diploma Comitale che conferiva loro i titoli di Conti.
Bagolino entra definitivamente in possesso dei Piano d’Oneda (1300 e segg.)
Intanto i frati benedettini che già da decenni bonificano il Piano, a causa dei clima insalubre, della diminuzione di rendite concrete e della lontananza dal loro monastero, -decidono di affittare il Piano. Il 5 aprile 1355 il Piano d’Oneda viene ceduto in affitto per sette anni, con l’obbligo di conservare in buono stato i prati e le case. La comunità di Bagolino a nome di due rappresentanti paga 12 libbre d’argento in moneta bresciana. Successivamente, l’l1 febbraio 1451, l’intero Piano viene definitivamente venduto alla Comunità di Bagolino con atto legale redatto dal notaio S.Lorenzi. 1 monaci si riservano la sola chiesa e sei “brazza” di terra intorno.
I Conti di Lodrone reclamano a loro diritto il possesso dei Pian d’Oneda.
Dopo la vendita il Piano entra a far parte del territorio di Bagolino.
I Conti di Lodrone già padroni delle terre a nord del fiume Caffaro ne reclamano però il possesso e, sostenendo che in origine il fiume scorreva ai piedi del monte Castegnuda rientrando nei loro confini, tentano di occupare l’appetibile Piano d’Oneda.
Per dare corpo ai suoi ragionamenti Albrigino di Lodron decide di deviare il corso del Caffaro (1357) e, facendo togliere i ripari fatti dai bagossi, fa scorrere il fiume più a sud verso il lago. 1 danni causati al paese sono molto gravi; le acque del Fiume tolgono ai bagolinesi più di 800 jugeri di terra già bonificata (jugero: lungh. 240 piedi largh. 220. Complessivamente ettari 34560).
L’arbitrario atto di prepotenza iniziato dai Signo1 di Lodron arreca al Comune lunghe e sofferte contese; nell’archivio di Stato di Brescia si trovano letteralmente “chili” di “carte” inerenti alla contesa del Piano d’Oneda.
Per capire l’importanza che derivava dal possesso del Piano è utile sapere che la lotta privata fra Bagolino ed i Conti di Lodrone veniva ad assumere anche valore politico, per l’importanza vitale che aveva il fiume Caffaro quale confine tra il territorio bresciano ed il principato di Trento.
I Lodron perciò, per ottenere la proprietà del Piano e di Bagolino non tralasciarono alcun mezzo. E quando verso il 1387 il territorio bresciano venne conquistato dal ghibellino signore di Milano, Barnabò Visconti, la Casa Lodrone ne cercò i favori mettendo il Comune di Bagolino, alleato guelfo, in cattiva luce.
E grazie alla consorte del Visconti, Regina Della Scala, potente intrigante politica, che i bagolinesi vincono la loro causa, e non senza aver versato ingenti somme di denaro il paese riesce a conservare la sua autonomia.
Di più, la Signora di Milano venuta a conoscenza di questi intrighi dai bagolinesi, temendo incursioni anche nei suoi domini da parte dei Signori di Lodrone, ordina (1384) al Podestà di Brescia di costruire una fortezza sul Caffaro, Regina non riesce però a dare corso ai lavori perché muore in quell’anno. La fortezza verrà poi costruita nel 1486 dalla Repubblica di Venezia, non già dove indicato dalla Signora di Milano e cioè lungo il corso del Caffaro a nord del rio Riperone, ma bensì in località Rocca d’Anfo.