I Romani conquistano i territori bresciani. (Anno 170 a.C. e segg.)
Verso il 170 a.C. i Romani arrivano anche in territorio bresciano e sottomettono i Galli Cenomani, probabili fondatori di Brescia, che da tempo (360 a.C. circa) sono diventati i signori dei luoghi.
Questi avevano vinta la popolazione bresciana, non tutta, poiché alcune tribù al comando di Reto si erano ribellate. Codeste, inferiori di forza devono ritirarsi sulle Alpi, da loro chiamate Retiche, dove Finirono per l’unirsi alle genti che già abitavano i nostri monti. Trascorsi alcuni decenni, verso l’89 a.C., i Galli Cenomani completano la loro fusione con i conquistatori ottenendo così la cittadinanza romana. Nel territorio bresciano vi sono però alcune popolazioni montane, i Camuni i Triumplini e i Vennoni, abitatori questi ultimi della Valle Sabbia, che fedeli alle loro antiche tradizioni non vogliono sottostare al dominio romano.
Valorosa e tenace è la difesa dei valligiani che, dopo anni di durissime battaglie, devono piegare il capo davanti alle aquile romane dei generali Livio Druso e Tiberio mandati dall’Imperatore a conquistare le Valli bresciane.
I Romani, seppure vincitori, rendono onore a queste popolazioni alpine incidendo anche i loro nomi sul trofeo di Turbia, presso Monaco, eretto in onore dell’Imperatore Augusto.
Su questo trofeo compaiono i 44 nomi dei popoli vinti e tra questi sono annoverati i Triumplini ed i Camuni. Non compaiono i Sabini.
Il Rossi sembra però darcene spiegazione quando, nelle sue memorie, cita testualmente: “.. Con la Valtrompia era anticamente congiunta quella di Sabbio, e tennero queste due Valli alcuni popoli, nominati da Plinio e dal Sigonio Vennoni… “.
Ragion per cui si ritiene che il nome dei Sabini o Vennoní (o Venij) doveva intendersi implicitamente compreso nel popolo Triumplino.
Bagolino Pago romano?
Con la conquista romana di queste tre valli si pensa che anche Bagolino sia diventato dominio romano. Ad avvalorare l’ipotesi contribuiscono alcuni indizi:
– il ritrovamento, avvenuto nel 1800, di una statuetta romana. Nel manoscritto del Panelli, storico locale del XIX secolo, si narra come un certo Lorenzi mentre stava scavando nella terra per costruire un uccellanda sul Dos dei Balbane – loc. Ponte Caffaro, avesse ritrovato questo prezioso cimelio: “… costui, dice il Panelli, scavando la terra sul medesimo dosso ritrovò una bellissima testa di metallo di mirabile pulitezza e lavoro e con l’elmo e sopra l’elmo una sfinge …
Gli antiquari di quel tempo hanno ravvisato in questa “statuetta” le fattezze della dea Minerva onorata dai Romani.
Voci dal dialetto locale che possono far suppore un antica presenza romana sono:
– Lèré (solaio) chiamato così perché con la venuta del cristianesimo, in quel luogo, vengono riposte e dimenticate le effigi degli antichi dei protettori della casa: i Lari romani.
– Glesiè-gesiè, arcaica voce locale per chiesa. Dal latino “ecclesia”.