

ECOMUSEO DELLA VALLE DEL CAFFARO

Un viaggio dentro un territorio di antichi
valori, tradizioni e paesaggi.
LA VALLE DEL CAFFARO
La Valle del Caffaro vanta un’estrema varietà di paesaggi, formazioni rocciose, fiori e piante, abitati minuscoli e poderosi, temperature diverse, luci e ombre. È il fiume Caffaro che, con il suo precipitare tra i sassi e i burroni, regala tanta varietà. Nasce infatti dal massiccio dell’Adamello, sotto la cima del monte Blumone (2853 metri). Sgorga come un ruscello al passo del Termine (altitudine 2334 metri) e raccoglie le acque fino a ingrossarsi nella piana del Gaver, attraversare balze e salti e raggiungere quel tratto di valle dove sorge Bagolino. Di nuovo precipita nel burrone del Parantà, scende a Ponte Caffaro e più pacificamente rilascia le sue acque nel lago d’Idro, accanto a quelle del fiume Chiese.
Il suo territorio coincide quasi completamente con quello del Comune di Bagolino e di Ponte Caffaro, ed è cosparso di cascine isolate, o raccolte in piccoli agglomerati, come quelle di Valle Dorizzo e Cerreto, di pascoli che si trasformano in piste da sci, di boschi che rafforzano i versanti scoscesi delle montagne. Il fiume Caffaro disegna un fondo valle serpentino e spesso stretto.
Dagli oltre 2 mila metri di altitudine della sua sorgente scende a poco meno di 400 metri al pian d’Oneda, prima di gettarsi nel lago. È un percorso avventuroso, che riserva scorci ameni e paurosi, panorami e orizzonti vasti sulle cime dell’Adamello, punti di alta civiltà e storia come Bagolino, attraversa inverni gelidi nell’alta valle e tepori piacevoli sulle rive del lago. Molte bellezze sono racchiuse nella valle del Caffaro: alcune dovute alla forza della natura, come il Chiodo d’oro, una formazione geologica rara; altre prodotte dall’intelligenza umana, come gli affreschi di Pietro da Cemmo nella chiesa di San Rocco o il minuscolo borgo medievale di San Giacomo. Qui, in zona di antichi confini, si è fatta l’Italia moderna, anche grazie alla vittoriosa campagna di Giuseppe Garibaldi nell’estate 1866.
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Stemma
Testimoniato in un sigillo del 1579 dove è racchiuso un uno scudo ovale, lo stemma di Bagolino è riconosciuto ufficialmente dal 16 gennaio 1995, grazie a un decreto del presidente della Repubblica, dove si legge:
«Di azzurro, a tre monti di verde, i monti laterali fondati in punta, il monte posto a destra con i declivi visibili, il monte posto a sinistra con il declivo in sbarra parzialmente celato dal monte posto a destra, il monte centrale più alto, posto in secondo piano e con i declivi parzialmente celati dai monti predetti, esso monte centrale cimato dalla croce latina d’oro, allargata trapezoidalmente nelle estremità dei bracci. Ornamenti esteriori da Comune.»
Protagonista della figura è il monte Pizza sovrastato dalla croce, come lo si vede dall’abitato. Il picco della montagna sembra atteggiarsi a sentinella, a sorveglianza e salvaguardia di Bagolino, mentre la croce segna che il borgo è protetto dalla propria devozione.

